Descrizione
PREMIO ARENELLA CITTÀ DI PALERMO 2018
Il giardino della memoria affonda le radici nella cronaca di uno dei più efferati delitti mafiosi degli ultimi decenni: il rapimento del tredicenne Giuseppe Di Matteo e il suo assassinio, due anni dopo, l’11 gennaio 1996.
Io narrante di questa drammatica storia è un regista teatrale che accetta l’incarico di scrivere una pièce su quell’omicidio e per farlo si concentra sui 779 giorni di prigionia del ragazzo.
Al suo racconto si alternano e si accompagnano come un coro da tragedia la ‘voce’ della vittima stessa, Giuseppe, e quelle fissate nella trascrizione di ampi stralci degli atti giudiziari del processo. Emerge così con crudezza l’assurdità di ciò che ci piacerebbe poter pensare solo frutto della fantasia mentre è realmente accaduto.
Cercavo di disporre le vicende secondo una direttrice cronologica che illuminasse i dati, permettesse l’ascolto delle esatte parole dei protagonisti, i loro accenti, le espressioni dialettali, le reticenze, così come si snocciolavano nel farsi vivo del processo. Nonostante la consapevolezza che non c’è linguaggio che possa superare l’urlo. Irraggiungibile. Di un altro.
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