Descrizione
PREMIO MONDELLO 2003
Cutusìu è nome di luogo, nome di terra – quella in cui è nato e vive Nino De Vita – ed è nome di libro, nuovo luogo di nascita e di vita di quanto di visibile e invisibile del tempo e dei luoghi ci consegna chi abita ancora una lingua primigenia. «La mia prima lingua» dice l’autore «è stato il dialetto. Ho iniziato a scrivere versi per conservare parole che rischiano di scomparire». Da questa coscienza dolente e viva prendono forma e voce nei versi di «un vero e proprio romanzo di formazione» (M. Onofri) la vita di un ragazzo, Ninuzzu, e un mondo estremo ed essenziale. Figure assolutamente umane fanno qui tutt’uno con un paesaggio aspro che è passaggio di memoria storica e naturale. Paesaggio del radicamento e dello spaesamento: la lingua che tende e spinge la sua sonorità, il suo ritmo, il suo senso, nel luogo più profondo della consapevolezza: la perdita. Di essa Cutusìu è luogo, terra, libro e nome.
Timpuni assulazzatu Cutusìu;
e nnô ’n ciancu, avvaddata
(Erici ’n funnu, àvuta, cu’ ’n bbicoccu
ri negghia), Paricchiati:
terra vacanti
o siminata
a strisci;
nèvuli vasci,
cuvii, vunciati ri vapura.
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