Descrizione
Pubblicato nel 1934, è il romanzo in cui Yakup Kadri Karaosmanoglu, uno dei più grandi autori turchi del Novecento, racconta, osservandole alla luce dell’intimità, dei turbamenti dei suoi protagonisti, le trasformazioni del paese dalla vigilia della repubblica alla sua affermazione.
Teatro e simbolo dei contrasti tra ‘mondo di ieri’ e ‘modernità’, Ankara si fa qui spazio privilegiato della coscienza in divenire di Selma, giovane stambuliota, colta e sensibile, che si apre alla rivoluzione – e al mito – di Kemal Ataturk, vivendone fin nell’intimo le attese e le contraddizioni.
Forme complementari di questo travaglio, la città e la donna stanno l’una all’altra come corpo e ombra, intessute da una scrittura mai dimentica dell’oralità, intrisa della morfologia del paesaggio come del tessuto nervoso del tempo.
«Ci avete tolto il velo solo per agghindarci e farci ballare? Che valore ha la libertà di una donna se serve solo a questo?» disse.
Hakki Bey la prese in giro come se fosse una bambina: «Se ve ne privassimo, allora ne capireste il valore».
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