Descrizione
Jean Grenier, il raffinato intellettuale che esercitò una profonda influenza sul giovane, nel 1968, a quasi un decennio dalla morte del premio Nobel (1960), traccia, attraverso i ricordi, il profilo dell’allievo di un tempo e dell’amico di una vita. Sottraendosi alle pretese esaustive della biografia e del saggio critico, ci consegna il racconto del reciproco apprendistato che generò e alimentò un’amicizia fatta di molte intese ma anche di sostanziali e permanenti differenze. Privi di sbavature egocentriche o celebrative, i ricordi di Camus che Grenier ci porge si intessono, lucidi e intensi, fedeli alla misura, a entrambi cara, del lungo istante e del pudore. Nella sobrietà dello stile e nell’intelligente umanità dell’espressione che già Isole e Ispirazioni mediterranee hanno rivelato, Grenier porta la sua «breve testimonianza» dell’amico-scrittore e dell’epoca che li ha accomunati e accende nelle pagine, come segnali in mare, slanci, dubbi, scelte, contraddizioni da cui affiorano la vita quotidiana, la politica, la religione, i temi esistenziali, l’Algeria della tragedia coloniale, l’incubo totalitario, il disagio dell’azione e l’impegno nella creazione. In filigrana c’è il profilo dello stesso Grenier che ricorda e scrive come a voler continuare il dialogo interrotto dalla morte di Camus, in un peculiare altrove, a un tempo, intimo ed esposto: il libro. Di esso giunge fino a noi, leggendolo, la luce calda e discreta di affetti e pensieri che si sono voluti amici.
«Queste pagine […] non pretendono né di ricostruire la sua vita né di commentare la sua opera. […] Esse portano semplicemente una breve […] testimonianza che nasce dalla vita quotidiana, quando non ci s’interroga e non si viene interrogati, e si cammina insieme». Jean Grenier
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