di Salvatore Nicosia
La prima parola della rubrica è…
La parola greca antica (dal V secolo a.C., con Tucidide) αποθήκη “deposito, magazzino”, passa al latino apotheca “magazzino, dispensa”, e da qui al tedesco Apotheke “farmacia”; in Italia diventa poteca e poi bottega. Negli sviluppi, anche fonetici, del greco medievale (bizantino) diventa pothiki, e in Sicilia, dove i Bizantini dominarono per 3 secoli, puti(c)a, putìa. Questa pronunzia bizantina (i invece di e) si ritrova nel provenzale botiga e da qui nel francese boutique, che dopo secoli di un impiego piuttosto spregiativo (come in italiano la sfumatura di bottegaio), subisce solo nel Novecento un processo di nobilitazione nel senso del buon gusto e dell’eleganza. Così riabilitata, boutique si diffonde in tutto il mediterraneo (e anche oltre) nella nuova accezione. Partita come “deposito”, l’antica apothēkē ha fatto in un millennio e mezzo il giro del mediterraneo, tornando irriconoscibile come butik nella Grecia da cui era partita: come un migrante che dopo una vita trascorsa all’estero rientra in patria ripulito e socialmente riabilitato.
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MEZZAPAROLA è la rubrica di Portolano dedicata alle parole e ai viaggi che esse, da brave migranti eterne, intraprendono nello spazio e nel tempo. Una rubrica come un gioco di parole che vuole testimoniare – come ci scrive proprio Salvatore Nicosia che la inaugura – uno dei mille esempi che si potrebbero fare di questo straordinario turbinio delle parole (e degli uomini che le pronunziano) che da sempre ha caratterizzato il Mediterraneo, mare chiuso e apertissimo: un fenomeno di fronte al quale ogni strategia di contenimento e di repressione si appalesa antistorica, stupida e destinata a fallire.