Descrizione
Romanzo tragicomico che racconta in prima persona la storia del primo anno d’insegnamento di un giovane supplente di Lettere con qualche ambizione artistica e della scuola di campagna dove è approdato. I personaggi che lo animano si muovono sulla pagina come presenze in carne e ossa. Tutti inadeguati, consumati, a volte evanescenti, popolano un mondo rimasto sullo sfondo della modernità, come il bidello-scrittore Celestino (che possiede il dono dello svedere), il professor Sciarra (misogino e intrattabile), la vicepreside (anzi, Arcipreside), gli insegnanti ibernati e i genitori rinunciatari. Tutti assenti con la sua scrittura scanzonata e fortemente umoristica, è stato segnalato alla XXXI edizione del Premio Calvino «per il notevole talento linguistico e per l’acuta intelligenza con cui si tratteggia un disilluso quadro dell’odierna istruzione di massa e, sotto traccia, della società italiana nel suo insieme».
Stavamo sempre a guardar fuori. Spesso ci lasciavamo infasciare dalla nebbia e dai sospiri dei campi che risalivano a ondate fin sotto le nostre finestre che proprio per quello lasciavamo aperte anche d’inverno. In aula non si vedeva più nulla. Sparivamo tutti.
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